La coltivazione dell’olivo è una delle eccellenze dell’agricoltura italiana. L’oliveto è una coltura dalla storia millenaria che si è tramandata nel tempo, facendo del nostro Paese il primo produttore mondiale di olive, in termini qualitativi.
Quest’albero è perfetto da coltivare in biologico. Inoltre, ha saputo resistere ai processi d’intensificazione colturale che hanno caratterizzato l’agricoltura moderna negli ultimi decenni.
Com’è ovvio, oggi le tecniche sono più evolute e affinate rispetto al passato. Ma ad ogni modo, si rimane ancora saldamente legati alla tradizione contadina.

In quest’articolo vogliamo fornire una panoramica di tutti gli aspetti da tenere in considerazione quando si coltiva un albero di ulivo. Specie in relazione all’impianto di un nuovo uliveto.
Noi di Coltivazione Biologica teniamo in grande considerazione l’olivicoltura. Per questo motivo nel testo che segue troverete evidenziati numerosi approfondimenti tecnici. Si tratta di approfondimenti sui diversi aspetti di questa importante coltura, che vi invitiamo a leggere.

L’albero d’olivo

Alberi millenari
L’olivo (Olea europaea), è un albero della famiglia botanica delle Oleaceae. Lo si coltiva tipicamente nel Mediterraneo, e le sue origini si perdono nella notte dei tempi.
Una delle caratteristiche peculiari di quest’albero è la grande longevità. Nelle nostre regioni meridionali è facile trovare oliveti millenari, testimoni della storia del nostro territorio.
A livello botanico, l’albero di ulivo è una specie sempreverde, con un’attività vegetativa continua, che rallenta solo per brevi periodi.

  • Raggiunge dimensioni variabili a seconda della varietà. Gli esemplari più grandi superano anche i 20 m di altezza, anche se nella coltivazione moderna dell’olivo si predilige impiantare le varietà di dimensioni più contenute.
  • Il tronco ha un tipico aspetto contorto, al solo sguardo trasmette immagine di forza e longevità.
  • La corteccia è di colore grigio e man mano che invecchia viene solcata da evidenti screpolature.
  • Il legno d’ulivo è uno dei più duri e pregiati esistenti in natura.
  • L’apparato radicale non è profondo, di rado supera 1 m di profondità. D’altro canto è molto esteso, con le radici che possono andare oltre la chioma dell’albero.
  • In natura il portamento è cespuglioso/arbustivo, dovuto alla forte tendenza all’emissione di polloni basali.

Le foglie dell’olivo

Foglie di olivo
Non tutti sanno che le foglie d’olivo contengono preziosi elementi utili alla nostra salute. Hanno forma ellittica, consistenza coriacea, margine intero. Inoltre, sono dotate di un corto picciolo. Sono opposte sui rami, di colore verde scuro nella pagina superiore, bianco-argenteo in quella inferiore. Sono foglie che si rinnovano periodicamente: in buone condizioni di coltivazione un olivo le rigenera ogni due anni.

I fiori d’ulivo

I fiori dell’ulivo sono di tipo ermafrodito, piccoli e di colore bianco.
Si trovano riuniti in infiorescenze a grappolo (all’inizio chiamate mignole), che appaiono all’ascella dei rami di un anno.
La mignolatura avviene a partire dalla metà di marzo. La vera e propria fioritura, invece, si ha dall’inizio di maggio, fino ai primi di giugno.
L’impollinazione dell’ulivo è anemofila, ossia operata dal vento.
La maggior parte delle varietà d’olivo coltivate sono auto-sterili, questo vuol dire che hanno bisogno dell’impollinazione incrociata.

Le gemme

L’albero d’olivo porta gemme ascellari o apicali. Queste, dopo il riposo vegetativo, si differenziano in gemme a:

  • fiore (frutto);
  • legno;
  • miste.

Le olive

Gli olivi si coltivano per il loro frutto: le olive. Queste sono delle drupe di forma tendenzialmente globosa o ovoidale. Hanno peso e dimensioni differenti a seconda della varietà. Sono formate dalla polpa (che contiene l’olio) e da un duro nocciolo di consistenza legnosa.
Le drupe maturano in modo definitivo e scalare in autunno. Ed è in questo periodo, quindi, che si effettua la raccolta delle olive. Di questo processo, e delle specifiche attrezzature che si usano, vi abbiamo già parlato nei relativi approfondimenti che vi consigliamo di leggere.

Le fasi fenologiche della pianta di olivo

Per chi pratica la coltivazione dell’olivo è importante sapere e riconoscere i diversi stadi fenologici che attraversa la pianta.
I tempi esatti possono variare da regione a regione, anche tenendo conto dei diversi andamenti climatici stagionali.
In sintesi, questa è la fenologia dell’albero d’ulivo:

  • riposo vegetativo-gemme invernali (dicembre-gennaio);
  • gemme gonfie, gemme aperte, differenziazione, sviluppo foglie, accrescimento germoglio (ripresa vegetativa in febbraio);
  • comparsa grappoli fiorali, rigonfiamento bottoni fiorali, differenziazione corolla (mignolatura da metà marzo);
  • inizio fioritura 5% (inizio maggio);
  • fioritura 50% (da metà maggio);
  • inizio allegagione (fine maggio-giugno);
  • accrescimento frutto post-allegagione (da metà giugno);
  • indurimento del nocciolo (luglio);
  • accrescimento frutto (agosto-settembre);
  • inizio invaiatura (fine settembre);
  • invaiatura (da ottobre a dicembre);
  • maturazione completa/olive nere (novembre-dicembre).

Quanto vive un albero di ulivo?

Come detto, l’albero è assai longevo, e questo, per chi inizia una coltivazione d’olivo a livello professionale o vorrebbe impiantare un uliveto, non è un dettaglio di poco conto.
A causa di questa sua longevità, si distinguono delle fasce d’età dell’albero.
Innanzitutto, vi è la fase di allevamento, in seguito alla messa a dimora, che dura in genere 4 anni.
Vi è poi una fase giovanile, con produzione crescente, fino agli 8 anni di vita.
Dall’ottavo anno fino ai 50, siamo nell’età della maturità dell’albero, con rese produttive stabili ed elevate.
Dai 60 anni inizia l’età del lento invecchiamento.

Come coltivare l’olivo

Nella coltivazione biologica dell’olivo, nel momento in cui si decide di impiantare un nuovo uliveto, occorre tener conto della vocazione climatica della pianta. Bisogna quindi scegliere un ambiente che soddisfi al meglio le esigenze della coltura.
Operando questa scelta di fondo, quindi massimizzando il rapporto positivo tra pianta e ambiente, saranno meno necessari gli interventi colturali da parte dell’olivicoltore. Questi interventi sono, in sostanza: concimazione, irrigazione e difesa biologica.
L’albero d’olivo è tipicamente coltivato dell’areale del mediterraneo. È una specie termofila, ovvero adatta a vivere in ambienti caldi e temperati. È eliofila, ossia ha bisogno dei raggi solari e quindi si avvantaggia di un’esposizione soleggiata.

Qual è il clima giusto per coltivare gli ulivi?

Nel nostro paese le temperature minime invernali sono il fattore limitante più importante se si intraprende una nuova coltivazione di olivo.
Con temperature al di sotto di -7 °C le piante iniziano a subire danni. Con gelate e temperature sotto i -13 °C, la parte aerea viene molto compromessa.
Altre condizioni dannose per coltivare l’olivo sono gelate tardive, che danneggiano le mignole. Ma anche quelle precoci autunnali, che rovinano i frutti in fase d’invaiatura e completa maturazione.
Piogge insistenti sono sfavorevoli durante la fioritura e possono ridurre l’allegagione dei frutti.
Come valori massimi non ci sono particolari problemi fino a 40/42 °C. Il problema è più legato al caldo associato alla siccità. Questo, infatti, può provocare il disseccamento precoce dei frutticini.

Il vento dà fastidio alla coltivazione dell’olivo?

Per quanto riguarda i venti, una ventilazione leggera è favorevole all’antesi, ossia al trasporto del polline durante l’impollinazione. Dunque, per una coltivazione di olivi è senz’altro una cosa positiva.
Nelle zone già aride, la presenza di venti insistenti, invece, accentua il problema della siccità. Questo, infatti, favorisce l’evaporazione dell’acqua dal terreno e incrementa la traspirazione delle piante.
Nelle zone troppo vicino alla costa, inoltre, il vento può trasportare un eccesso di salsedine, che può determinare citotossicità.
Pertanto, in queste zone sfavorevoli sarebbe opportuno impiantare insieme all’olivo anche dei frangivento. Il consiglio, a questo scopo, è di sfruttare le specie adatte all’areale di coltivazione della zona.
Infine, l’albero di olivo non tollera bene gli ambienti troppo umidi, ad esempio dove di frequente ci sono nebbie. Un’alta umidità favorisce le malattie crittogamiche e gli attacchi di parassiti.

Qual è il terreno ideale per la coltivazione degli olivi?

Coltivare l’olivo è possibile su un’ampia tipologia di terreni. L’albero mostra una grande adattabilità, riuscendo a crescere e produrre anche in suoli con una limitata dotazione di sostanza organica.
I risultati migliori si ottengono quando la coltivazione dell’ulivo avviene su terreni di medio impasto, franco-sabbiosi, franco-limosi, argillo-limosi o franco-argillo-limosi. Il pH ideale dovrebbe essere compreso tra 6,8 e 7,5.
Questa tipologia di terreni offre un buon equilibrio in termini di areazione, permeabilità e assorbimento idrico.
Sono da evitare, invece, i terreni pesanti e asfittici, che danno luogo a ristagno idrico.
Il consiglio è: prima di decidere di impiantare un uliveto ex-novo, fate un’accurata analisi del terreno. Con le analisi del terreno avremo inoltre l’opportunità di verificare se nel nostro campo sono presenti nematodi. In tal caso bisognerà intervenire e magari rimandare l’impianto del nuovo uliveto.

Altra importante indicazione che avremo dalle analisi del suolo è quella del contenuto di sostanza organica. Nella coltivazione biologica dell’uliveto, dove non si apportano concimi minerali chimici, è importante avere lo strato superficiale del terreno più fertile possibile. È lì, infatti, che si sviluppa l’apparato radicale.
Infine bisogna valutare la rotazione colturale. Nel caso della coltivazione dell’ulivo sarebbe bene evitare terreni che hanno visto in precedenza alcune colture intensive. Parliamo di solanacee (pomodoro, melanzana, ecc) o cucurbitacee (zucchine, zucca, cetriolo, ecc). Queste colture spesso portano con sé l’inoculo di malattie fungine dell’apparato radicale, come la verticillosi.

Quali varietà di olivo coltivare?

Oliva varietà bella di Cerignola

Olive varietà Bella di Cerignola

Il geoplasma olivicolo mondiale comprende circa 2629 varietà. Quello italiano comprende 631 cultivar. Quindi, per iniziare una coltivazione di olivo con metodo biologico, molta attenzione deve essere posta alla scelta della varietà.
La decisione della varietà da impiantare deve rispondere a più esigenze, ovvero:

  • produttività
  • resistenza a malattie e parassiti
  • impollinazione incrociata
  • meccanizzazione della raccolta
  • qualità dell’olio ottenibile

Chi decide di investire in questa importante e impegnativa cultivar, di sicuro vuole garantirsi delle ottime rese produttive. Ad esempio, ci sono varietà che assicurano un ottima resa, ma che magari hanno meno contenuto in polifenoli; quindi producono un olio di qualità peggiore. Oppure ci sono varietà meno sensibili a malattie fungine e parassiti, ma con rese più basse.

Le varietà di olivo da coltivare in biologico

Il consiglio che diamo per la scelta della varietà per l’impianto di un nuovo uliveto biologico è quello di rivolgersi a un bravo agronomo. È importante che sappia lavorare con uliveti biologici, scelte di tale impatto economico, infatti, devono essere sempre sostenute da adeguate consulenze. Iniziare a coltivare l’olivo in maniera naturale non è una cosa di poco conto.
In agricoltura biologica, sintetizzando, è importante valutare soprattutto la sensibilità della varietà alle malattie. Questo è fondamentale soprattutto poiché in regime bio non si possono usare sostanze chimiche di sintesi. Dunque, conviene sempre orientare la scelta verso cultivar più rustiche. Inoltre, c’è da valutare se si vuole coltivare uliveti monovarietali o multivarietali.

Uliveti monovarietali

A livello agronomico, anche quando si coltivano degli uliveti mono-varietali bisogna prevedere delle piante impollinatrici (circa 10-15% del totale). Questo serve ad assicurare l’impollinazione incrociata.
Anche per le cultivar auto-fertili si avvantaggiano della presenza di altre varietà e dell’impollinazione incrociata.

Uliveti multivarietali

Un altro principio agronomico è che, quando si coltivano ulivi di varietà diverse (uliveti multi-varietali), queste non devono avere tempi di maturazione troppo differenti. Ad esempio, non conviene mai mischiare olive da tavola (precoci e che hanno altre lavorazioni) e olive da olio (in genere più tardive). Commettendo questo errore si espongono le olive a più generazioni di parassiti.
In tal senso, in biologico conviene preferire varietà a drupa piccola e maturazione precoce, che subiscono meno danni dai parassiti.

Con che forma allevare l’olivo

Olivo coltivato a vaso

Olivo coltivato a vaso

La scelta della forma di allevamento degli ulivi è di fondamentale importanza per la corretta gestione futura dell’uliveto.
La forma di allevamento, infatti, s’imposta all’inizio della coltivazione dell’ulivo, con le prime operazioni di potatura.
Qui ci concentriamo invece su vantaggi e svantaggi delle forme di allevamento dell’olivo più comuni in biologico.
Una scelta che anche in questo caso deve rispondere a diverse esigenze, quali:

  • rapida crescita e precoce entrata in produzione dell’uliveto;
  • buona illuminazione della chioma
  • arieggiamento della chioma
  • produzione costante ed elevata
  • agevolazione delle operazioni colturali di raccolta e potatura.

Olivo allevato a vaso policono

In olivicoltura biologica la forma a vaso policonico è tra le più diffuse. Ha il vantaggio di consentire un’ottima illuminazione e aereazione della chioma, creando condizioni sfavorevoli agli attacchi di parassiti e agenti patogeni.
La forma a vaso ha lo svantaggio di non essere adatta alla potatura meccanica.

Olivo allevato a vaso monocono

Variante del vaso policonico è la forma di allevamento monocono.Un albero di ulivo così allevato ha il vantaggio di poter essere facilmente impostato con la potatura di allevamento. Inoltre, la forma è perfetta per la raccolta meccanica con scuotitore da tronco. Si presta meglio delle altre forme alla potatura meccanica.
Ha però un grande svantaggio in termini vegetativi. In fase di accrescimento dell’albero, con varietà vigorose, si ha troppo sviluppo della vegetazione, sia verso l’alto che di lato. Ciò costringe l’olivicoltore a tagli drastici, che possono alterare l’equilibrio vegeto-produttivo.

Olivo allevato a Globo

La forma di allevamento a globo ha il vantaggio di una precoce entrata in produzione. Inoltre la parte legnosa delle piante è più protetta da un eccessiva insolazione.
Lo svantaggio è che le parti interne della chioma sono troppo ombreggiate ed è più difficile entrare all’interno dell’albero per i trattamenti anti-parassitari.
Stesso discorso per la raccolta, più difficile da eseguire.

Il sesto d’impianto di un uliveto

Coltivazione olivo moderna

Coltivazione di un oliveto moderna

Impiantare un uliveto ci pone di fronte alla scelta del giusto sesto. In poche parole, bisogna scegliere bene le distanze tra un olivo e l’altro e quella tra una fila e l’altra.
Di norma il campo viene diviso con la mente in quadrati o rettangoli. E l’esatta distanza di piantumazione dipende da una serie di fattori, quali:

  • vigoria della varietà
  • forma di allevamento
  • condizioni pedo-climatiche del terreno.

L’obiettivo è evitare che le chiome degli alberi si tocchino fra di loro, una volta che le piante sono adulte. Infatti, quando ciò accade, i rischi sono:

  • eccessivo ombreggiamento
  • maggiore probabilità di attacchi di parassiti e patogeni
  • difficoltà nell’esecuzione di potatura e raccolta.

Il consiglio, di solito, è quindi quello di optare per sesti ampi.
D’altro canto, però bisogna pure ottimizzare gli spazi, le rese produttive e i costi di gestione.
I limiti (minimi e massimi) del sesto d’impianto di un uliveto gestito in biologico sono:

  • sesto a rettangolo: 5m x 6m – 7×8 (338-178 piante/ha)
  • sesto a quadrato: 6×6 – 7×8 (278-204 piante/ha).

I sesti d’impianto con i valori massimi sono consigliati per le cultivar vigorose e/o allevate con forme aperte, ad esempio l’allevamento a vaso.

L’orientamento dei filari degli olivi

Anche l’orientamento dei filari deve essere considerato quando si decide di coltivare l’olivo. In maniera compatibile con la forma del proprio appezzamento di terreno, un orientamento corretto è quello Nord-Sud. In questo modo si garantisce un’illuminazione più uniforme.

Come impiantare un uliveto nuovo

La preparazione del terreno

Nella coltivazione dell’olivo la corretta preparazione del terreno è un passaggio fondamentale. Bisogna considerare che non stiamo coltivando piante annuali, ma una specie arborea che vive per secoli.
Il terreno su cui vivrà deve essere il più possibile accogliente.
Vediamo quindi quali sono i diversi passaggi.

Ripulitura

Se sul terreno dove andrà a sorgere il nuovo uliveto vi erano in precedenza altre specie arboree (spontanee o coltivate), è necessario eliminare con cura i residui della coltura precedente. Questo soprattutto per quanto riguarda grosse radici e ceppaie.
Oltre che un problema d’infestazione e competizione con la coltura principale che è l’olivo, i vecchi residui possono essere portatori di patogeni, cosa assolutamente da evitare.
Per la rimozione di grosse radici è necessario avvalersi di un piccolo escavatore, portando fuori dal campo il materiale che andrà in seguito smaltito.
Se non ci sono grosse radici si può utilizzare direttamente una trincia, in maniera da lasciare sostanza organica sul suolo.

Sistemazione superficiale

Se la superficie del terreno è troppo irregolare, prima di impiantare il nuovo uliveto bisognerà provvedere a un livellamento. Questa operazione si può effettuare con il ripuntatore. Per un buon risultato servono più passaggi, alla profondità di 80-100 cm e incrociando la lavorazione. Questo faciliterà in futuro la movimentazione delle macchine agricole. Il discorso, com’è ovvio, è più complicato sui terreni molto declivi.

Drenaggio delle acque in eccesso

In pianura, se c’è il rischio di ristagno idrico, si deve assicurare alla coltivazione dell’uliveto un terreno libero da acque in eccesso di almeno 50-60 cm (franco). A questo scopo, si possono realizzare delle affossature o installare dei dreni.
In collina bisogna evitare invece l’erosione provocata dall’acqua. Questo può avvenire predisponendo delle affossature che interrompano il flusso principale dell’acqua, convogliandolo in fossi che ne consentano lo smaltimento a valle.

La fertilizzazione dell’uliveto
Fertilizzazione di fondo

Come detto in precedenza, effettuando le analisi si stabilisce la quantità di sostanza organica presente sul terreno. Di conseguenza, si possono decidere gli eventuali apporti da dare. In genere, nella coltivazione dell’olivo, quando è biologica, si apportano due tipi di sostanza organica, ossia: letame di bovino proveniente da allevamenti bio; o compost domestico (o industriale secondo i requisiti previsti dall’allegato 13 D.M. 217/2006).
Naturalmente più è grande lo spazio maggiore è la difficoltà nell’apportare sostanza organica “esterna”.
Se gli impedimenti pratici sono insuperabili, un’alternativa è fornita dal sovescio (la cosiddetta concimazione verde).
Quando si pratica il sovescio come fertilizzazione di fondo è consigliato effettuare lo sfalcio e l’interramento in epoca più avanzata, quando la massa verde è più ricca di fibre. La massa vegetale che viene apportata al terreno consente di aumentare la resa in humus stabile.

Concimazione periodica

La concimazione dell’uliveto oltre che prima dell’impianto si fa anche periodicamente. Di solito annualmente o con intervalli più ampi.
A nostro avviso per la concimazione periodica il sovescio di leguminose è la soluzione migliore.
Quando si concima annualmente attenzione però alle lavorazioni per ammendare la sostanza organica (sfalcio del sovescio o letame). Queste, infatti, devono essere sempre molto superficiali

Aratura

Dopo la sistemazione superficiale con il ripuntatore (rippatura) e la concimazione di fondo, si effettua l’aratura. Questa non deve essere troppo profonda (30-40 cm), in quanto abbiamo già lavorato il terreno con il ripper.
Solo quando abbiamo di fronte terreni molto compatti o quando ci sono suoli con un profilo di tessitura molto differente, e il rimescolamento consente di ottenere un terreno migliore per la coltivazione dell’ulivo, si effettua uno scasso classico con l’aratro. In questo caso la profondità di lavorazione aumenta fino ad arrivare a 70-80 cm.

Quando impiantare un nuovo uliveto

La piantumazione degli alberi d’ulivo giovani si può fare in due periodi differenti.
Nelle zone molto calde, il periodo migliore è l’autunno o l’inizio dell’inverno, evitando i periodi più freddi. In queste zone si può anche piantare ad inizio primavera, ma in questo caso bisogna assicurare un’irrigazione d’emergenza se, dopo la messa a dimora, vi è un periodo di siccità.
In climi relativamente più freddi , invece, è bene impiantare l’ulivo a primavera, dopo il rischio dei ritorni di gelo. Vale lo stesso discorso sull’irrigazione di soccorso.
Per mettere a dimora in modo corretto l’albero, valgono le regole generali di cui vi abbiamo già parlato.

Scelta del materiale vivaistico per una coltivazione di olivo

Per iniziare la coltivazione dell’olivo bisogna acquistare le piante giuste. Il consiglio è di ricercare nei vivai piante di almeno 1-2 anni di età, già innestate, allevate in adeguati contenitori.
Il vivaista deve garantire le giovani piante d’ulivo dal punto di vista fito-sanitario e clonale.

Quando e come irrigare un uliveto?

L’irrigazione dell’uliveto va effettuata quando le piogge sono insufficienti a garantire una buona riuscita della coltivazione.
Stabilire con esattezza quando farle non è impresa facile, soprattutto visti gli effetti dei cambiamenti climatici di questi anni, che non consentono più di fare previsioni certe o basarsi sulle serie storiche delle precipitazioni.
Ad ogni modo, i momenti in cui l’albero d’ulivo è più sensibile agli stress idrici sono:

  • prefioritura, fioritura e allegagione (periodi solitamente piovosi);
  • accrescimento dei frutti (dall’allegagione all’inizio dell’indurimento del nocciolo, periodi solitamente secchi).

In queste fasi bisognerebbe apportare acqua solo per quanto necessario, evitando gli eccessi (che fanno più danni della siccità).

I sistemi di irrigazione migliori

I sistemi d’irrigazione più efficienti nella coltivazione dell’olivo sono: quello a goccia e quello a microspruzzo.
Questi sistemi evitano gli sprechi d’acqua, poiché le piante riescono ad assorbirla per intero.
Inoltre, la microirrigazione evita il proliferare delle infestanti e lo sviluppo dei patogeni.
È assolutamente da evitare il metodo d’irrigazione per aspersione sovrachioma.

Come gestire il suolo di una coltivazione di ulivo

Coltivazione di un oliveto con inerbimento

Coltivazione dell’olivo con inerbimento

Nella coltivazione dell’ulivo abbiamo tre scelte per gestire il suolo su cui l’uliveto è impiantato: inerbimento, lavorazioni, sovesci.

L’inerbimento

La tecnica dell’inerbimento presenta problemi in quelle zone in cui la disponibilità idrica (naturale e artificiale) è limitata. Questo accade poiché si crea troppa competizione tra il tappeto erboso e la coltivazione di olivi. Per questa ragione, dove le precipitazioni sono scarse (tra 400 e 600 mm/anno) e non si ha a disposizione un pozzo per irrigare, conviene optare per le lavorazioni.
L’inerbimento può essere un vantaggio laddove l’acqua non manca e nei terreni declivi, per evitare l’erosione.
In ogni caso, è bene partire con l’inerbimento dopo il 3 anno di vita dell’uliveto. Così facendo evitiamo la competizione nutritiva in una delicata fase di accrescimento dell’albero.

Le lavorazioni

Le lavorazioni, se ben eseguite, determinano una buona infiltrazione dell’acqua piovana nel suolo dell’uliveto. Inoltre, comportano una forte riduzione delle perdite d’acqua dovute alle erbe infestanti. Per contro, determinano un’importante perdita di sostanza organica per mineralizzazione e comportano fenomeni più accentuati di erosione del terreno.
Di solito si effettua una lavorazione dopo la raccolta, per pulire il campo e interrare la sostanza organica determinata dal fogliame o aggiunta nel ciclo di concimazione.
In primavera-estate si effettuano al massimo altre due lavorazioni leggere, 10 cm di profondità.

Il sovescio

Il sovescio è una tecnica a metà tra l’inerbimento e le lavorazioni. Come detto, serve in quei casi in cui si opta per una concimazione verde. A fine raccolta, anziché una semplice lavorazione, si semina l’essenza erbacea (leguminosa, graminacea, brassicacea, ecc.). Questa verrà poi sfalciata e interrata a primavera.

Come difendere gli olivi dai parassiti

La difesa biologica da parassiti e malattie nella coltivazione dell’olivo è un tema molto ampio, da affrontare coi dovuti approfondimenti.
In generale, un’ottima tecnica, allo stesso tempo innovativa e tradizionale, per la difesa dell’intero sistema uliveto è il caolino.
In questa sede elenchiamo i problemi più comuni nella gestione dell’uliveto. Suddividiamo il tutto in due elenchi: gli insetti e le malattie (funghi, virosi e batteri).

Gli insetti che attaccano le coltivazioni di olivo

Gli insetti che colpiscono la coltivazione dell’olivo sono:

Le malattie che colpiscono le coltivazioni di olivo

Le malattie che colpiscono gli uliveti possono essere fungine, batteriche o virali.

Malattie fungine
  • occhio di pavone dell’olivo
  • lebbra delle olive
  • cercosporiosi dell’olivo
  • verticillosi
  • marciume dei frutti
  • eutipiosi
  • carie
  • striature brune dell’olivo
  • marciume basale
  •  marciumi al colletto
  • tumori rameali
  • marciume radicale fibroso
  • marciume radicale lanoso
  • fumaggine
  • oidio dell’olivo
  • brusca parassitaria
Malattie batteriche
Malattie virali
  • OLRSV (Olive Latent Ringspot Virus)
  • OLV-2 (Olive Latent Virus-2)
  • OLYaV (Olive Leaf Yellowing associated Virus)
  • OLV-1 (Olive Latent Virus-1)
  • CMV (Cucumber Mosaic Virus)
  • CLRV (Cherry Leaf Roll Virus)
  • SLRSV (Strawberry Latent Ringspot Virus)
  • TNV (Tobacco Necrosis Virus)
  • ArMV (Arabis Mosaic Virus)

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Philip Owell

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